Magnifica Comunità
di Fiemme
Il Palazzo, Museo Pinacoteca
Magnifica Comunità
di Fiemme
Il Palazzo, Museo Pinacoteca
Magnifica Comunità
di Fiemme
Il Palazzo, Museo Pinacoteca
Rispetto ad altre realtà, anche piccole e di minor importanza, le regole e la Comunità di Fiemme giunsero piuttosto tardi alla redazione di un loro statuto; con tutta probabilità perchè non era necessario, data la forza della persistente tradizione ed il mantenersi di un gruppo sociale abbastanza omogeneo. Nel 1533/34 venne redatto in italiano un libretto, detto poi quadernollo, in cui vennero tradotti i privilegi concessi alla Comunità nel corso del tempo. Inoltre furono aggiunte delle norme che riguardavano la vita comunitaria: l'elezione dello scario, le entrate spettanti allo scario, la custodia delle prigioni, i compiti del giurati, i compiti dei saltari... Ma questi brevi codici, col mutare dei tempi, l'aumento della popolazione, l'immigrazione di molti forestieri, la forte pressione da parte del principe vescovo per togliere efficacia ai privilegi, dimostrarono ben presto i loro limiti; tant'è che all'inizio del Seicento la Comunità decretò la redazione scritta delle Consuetudini¸ una sorta di codice diviso in tre parti che, al momento della sua stesura nel 1613 era così strutturato: Libro del Comun in 124 articoli, Libro del Civil in 134 articoli, Libro del Criminal in 31 articoli; l'originale non ci è stato conservato, mentre in archivio c'è la copia del 1682 dalla quale derivano quasi tutte le copie ancora in circolazione.
Di solito nelle copie manoscritte che ci sono pervenute sono aggiunte due sezioni: il Libro del fòntego o delle biave, scritto nel 1570, e gli Ordeni dei boschi del 1592. Questi codici furono quindi per circa due secoli il testo scritto di riferimento per l'attività dello scario, dei regolani di comune, dei giurati di Fiemme. A queste norme, però, vanno aggiunti tutti i cosiddetti voti che la Comunità deliberò nel corso del tempo, soprattutto per regolamentare l'utilizzo e lo sfruttamento dei beni comuni.
Nel 1783 il principe vescovo di Trento Pietro Vigilio Thun, per un accordo con l'imperatrice Maria Teresa, fece predisporre un Nuovo Statuto per la Valle di Fiemme. Prima della sua approvazione il governo del Tirolo lo sottopose all'esame della Comunità, perchè venissero presentate eventuali osservazioni. Queste furono preparate dal celebre giureconsulto Carlo Antonio Pilati, che scrisse le Eccezioni della Comunità di Fiemme contro il nuovo statuto composto per essa da una deputazione dell'Eccelsa Superiorità di Trento...(l'originale in tedesco venne inviato al governo del Tirolo nel gennaio 1784), con cui vennero respinti i cambiamenti statutari proposti. Solo nel 1795 il vescovo ritirò il suo statuto; ma ormai i Francesi erano alle porte e con essi i grandi cambiamenti dovuti all'evolversi dei tempi. Le Consuetudini rimasero in vigore fino a quando la Comunità, intesa come ente politico ed economico, venne ufficialmente abolita dal governo bavarese, così come le antiche regole vennero trasformate in comuni.